Una lezione tipo
Il primo obbiettivo di una lezione di Ju-Jitsu è divertirsi. Ritengo che l'aspetto ludico della disciplina sia fondamentale non solo per i più giovani, ma anche, e soprattutto per tutti coloro che, nella stressata vita di tutti i giorni non trovano più lo spazio per concedere un po' di tempo a sé stessi e alla propria gioia di vivere.
Muoversi, coordinarsi, eseguire esercizi più o meno difficili in coordinazione con il proprio corpo e il proprio spirito dona al praticante soddisfazione, tranquillità e appunto gioia di vivere. E' necessario non dimenticare questo concetto, a parere mio fondamentale. Sostanzialmente la lezione tipo si suddivide in tre momenti: riscaldamento, esercizi e studio, defaticamento.
E' bene ricordare che la lezione si svolge generalmente nell'arco di un ora, due o tre volte la settimana. Il saluto iniziale, dove allievi e istruttori si sistemano in ordine gerarchico attorno al tatami, crea di fatto una interruzione nelle normali attività quotidiane, invitando tutti i partecipanti ad entrare nel mondo dell'arte marziale, accantonando momentaneamente tutti i problemi della giornata, con la mente sgombra e pronta per la successiva lezione. Il riscaldamento, per forza di cose breve, occupa i primi dieci, quindici minuti della lezione. Allievi ed istruttori dedicano questi minuti al proprio corpo, eseguendo alcuni esercizi a corpo libero, mirati all'attivazione muscolare e circolatoria, al potenziamento della muscolatura, al miglioramento della resistenza fisica, nei limiti stabiliti dal tempo a disposizione e dalle caratteristiche fisiche del singolo praticante. Per i più piccoli si prediligono esercizi di coordinazione psicomotoria, con l'esecuzione di uno o più movimenti contemporanei e coordinati, mentre per gli adulti gli esercizi comuni a molte discipline sia marziali che non, possono essere integrati con esecuzione di movimenti ispirati a forme di studio (kata) o con simulazioni di tecniche di proiezione, con cicli di ripetizione più o meno rapidi.
Al termine del riscaldamento si eseguono generalmente serie di "cadute" (ukemi) esercizi dove il praticante si lascia cadere a terra in diverse direzioni e con diverse modalità , con lo scopo di migliorare la capacità dell'allievo di subire le stesse tecniche che, nel corso delle lezioni, applicherà ai suoi compagni di studio. Esistono diverse tipologie di esercizi all'interno di un normale svolgimento delle lezioni del C.S.R. Ju Jitsu Italia, che si posso riassumere in due generi: singolo e a coppie. Il lavoro eseguito da soli è lo studio di kata, ovvero serie di movimenti che replicano situazioni di combattimento, da avversari simulati. I movimenti devono essere eseguiti in serie ben precise, e con modalità predefinite.
Questi kata oltre a tramandare l'arte, lo stile e la tradizione specifica della nostra disciplina da maestro ad allievo, hanno lo scopo di sviluppare le capacità di coordinazione, orientamento ed equilibrio del praticante. Il lavoro eseguito in coppia, di vario genere e applicazione, ha lo scopo, oltre logicamente a quello di insegnare il Ju-Jitsu, di migliorare le proprie capacità di relazionare con i propri compagni. Il contatto fisico, il prendersi per il kimono, la cura che si deve avere per il proprio compagno di lavoro al quale si applicano le tecniche inserite nel programma creano un vero e proprio canale di comunicazione con l'altro allievo, canale che trasmette e riceve e che obbliga, di fatto, l'allievo a creare una relazione comunicativa con il compagno di lavoro. Questo porta, come appurato in lunghi anni di lavoro, in un miglioramento delle proprie capacità di relazione, non essendoci, durante la lezione, nessun tipo di limite molto spesso presente nelle quotidiane situazioni (famiglia, lavoro, ecc.) E' lo stesso tipo di rapporto che lega le persone a bordo di una piccola barca, o durante un viaggio, dove lo scopo comune, in questo caso l'apprendimento del Ju-Jitsu, crea desiderio di comunicare e forti legami fra i partecipanti all'attività. Il programma del C.S.R. è di fatto piuttosto complesso e ampio per essere affrontato in una sola lezione, per cui nella lezione è l'istruttore che assegna l'argomento di studio agli allievi, aggiungendo nuovo materiale o facendo ripetere varie volte l'esercizio già imparato cercando di aiutare l'allievo a migliorarne l'esecuzione.
A volte, quando l'istruttore ritiene che gli allievi ne abbiano la necessaria preparazione, sono svolti anche esercizi creativi, dove l'allievo viene chiamato a compiere tecniche spontanee, ricavate dal bagaglio della propria preparazione tecnica. In questo caso l'allievo esegue senza suggerimento alcune serie di tecniche da solo, o con l'aiuto dei compagni, confrontando poi il lavoro svolto con quello del gruppo in cui è inserito e con l'opinione e l'esperienza dell'istruttore. In genere l'istruttore propone esercizi di vari gradi di difficoltà , dipendenti dalla preparazione degli allievi presenti alla lezione, anche perché non tutti gli allievi apprendono con la stessa velocità le tecniche proposte nella lezione.
Spesso è necessario ripetere più volte la tecnica, cosa che del resto non fa male nemmeno agli allievi più bravi, difatti citando M° Musashi "mille volte è apprendimento, diecimila volte è perfezionamento". Le lezioni per i più piccoli si svolgono con meno seriosità , curando forse meno la tecnica vera e propria, ma cercando di stimolare reazioni psicomotorie che portano il piccolo allievo a migliorare il proprio rapporto con il gruppo, a portare rispetto al compagno e al maestro, a sviluppare il senso dell'equilibrio e della coordinazione, ad insegnare al proprio corpo ad imparare, stimolando l'agonismo, seppur incruento, e la fantasia del giovane allievo. Inserito in un contesto giocoso, il bambino apprende le prime regole base della società , imparando ad avere cura del proprio compagno e controllo nei movimenti eseguiti. Non esiste una vera e propria tipologia di allievo, tutti possono praticare il Ju-Jitsu, e tutti ne possono trarre dei benefici.
Per gli agonisti è possibile gareggiare ed arrivare a livello europeo e mondiale e per gli amatori è possibile partecipare a stage e lezioni che possono integrare e ampliare i concetti studiati durante le lezioni normali. La lezione termina solitamente con un breve defaticamento, con stretching o corsa leggera, esercizi di rilassamento o massaggio shiatzu. Al ritmo di due, tre volte la settimana un allievo medio impiega dai sei agli otto anni per conseguire il grado di cintura nera, al quale, con un altro po' di lavoro, si possono aggiungere dei gradi superiori, con i tempi e i ritmi dovuti.
Se ci è qui consentita una riflessione, applicabile a qualsiasi altra disciplina marziale, al contrario degli sport puramente occidentali ed agonistici, come il calcio, il basket o altri sport molto popolari, dove dopo un periodo di auge dovuto alla giovane età, segue un inevitabile declino, portando magari colui che era un buon campione, a giocare nella squadra del bar (senza nulla togliere a queste mirabili istituzioni) con l'arte marziale lo sviluppo è continuo e progressivo, e al naturale calo fisico si aggiunge uno sviluppo tecnico e mentale che progredisce con il proseguimento dello studio, portando l'atleta, oramai diventato maestro, ad ottenere risultati veramente considerevoli.